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IPOTESI DI NEW ECONOMY IN AGRICOLTURA

Enrico Furia (21 aprile 2000)

 

Indice

Introduzione alla New Economy
Un breve confronto storico
Gli aspetti essenziali della nuova economia
L’azienda virtuale
La diversa mentalità
Business e Politica
La New Economy in agricoltura

INTRODUZIONE ALLA NEW ECONOMY.

Non è strano che molti ancora si chiedano che cos’è la new economy, considerando che la stessa domanda se la pongono anche molti esperti, o presunti tali.
A nostro sommesso avviso la new economy non è stata inventata da nessuno in particolare, né è nata da una particolare volontà politica di generarla (tutt’altro). La new economy deriva naturalmente e spontaneamente da una serie di innovazioni tecnologiche, che hanno modificato la cultura e, quindi, le esigenze della società.
Ipotizzare se la new economy sia possibile nel settore agricolo ed in che cosa possa consistere è l’ipotesi che cercheremo di analizziamo in questo breve lavoro.
Qualsiasi cosa la new economy possa essere, va subito affermato che non sostituirà in toto tutte le altre forme di economia preesistenti, ma si affiancherà ad esse, prendendone ad ognuna una parte. In effetti, la civiltà umana è basata su organizzazioni sociali che vanno dalle forme primitive a quelle tecnologicamente più evolute. In molte parti della terra esistono popolazioni che vivono in maniera primitiva e che ancora attuano il baratto come unica forma di scambio, e che lo attueranno ancora, nonostante la new economy. Esistono ancora organizzazioni sociali che vivono e vivranno sempre fidandosi solo dei biglietti di banca; e così via. Pertanto, una prima affermazione sulla new economy è che questa sarà accettata e seguita solo da una minoranza della popolazione economica.

UN BREVE CONFRONTO STORICO.

Nel 1800 era ovvio che la costruzione dei canali avrebbe cambiato il mondo commerciale. In effetti lo fecero, ma solo per un breve periodo di tempo, fino a quando non si ebbe l’avvento delle ferrovie. Probabilmente allo stesso modo troveremo oggi che le trasmissioni via cavo saranno sostituite da quelle via etere? Oppure si troverà che le onde radio costituiscono un serio problema per la salute e saranno abbandonate? Molto più probabilmente, entrambe le tecnologie saranno rese obsolete dall’uso delle comuni linee elettriche per la trasmissione delle telecomunicazioni.
La manipolazione genetica, tanto per restare in ambito agricolo, può certamente cambiare le sorti del mondo, fino a quando non si troverà qualcosa di sostitutivo. Non dimentichiamo che il primo tipo di manipolazione genetica è avvenuto in modo del tutto silenzioso ed inavvertibile, quando si sono introdotte nuove culture che hanno dovuto adattarsi (automanipolarsi) a nuovi climi e a nuove conduzioni.

GLI ASPETTI ESSENZIALI DELLA NUOVA ECONOMIA

La new economy è basata su alcuni concetti generali ed astratti, che cercheremo di analizzare per verificare se possono essere pertinenti al mondo agricolo: La new economy è un processo che capovolge la storia in maniera silenziosa. Durante il XX° secolo le industrie (manifatturiere e commerciali) hanno adottato tutte le strategie difensive per proteggere i loro affari da nuovi concorrenti, cercando soprattutto di rendere estremamente elevati i costi di ingresso. Con la new economy possiamo invece notare che i costi di ingresso per nuovi concorrenti sono diminuiti grazie a due innovazioni essenziali: La prima innovazione conduce ad una estrema duttilità del mercato e ad una efficacia estrema delle informazioni di cui si viene in possesso (Il caso tipico della Virgin Cola sopraccitato, che riesce ad avere l’1% del mercato per dipendente).
Per quanto concerne la seconda innovazione, dobbiamo evidenziare come questa sia piuttosto una riscoperta che una nuova invenzione.
Nel XIX° secolo esisteva una struttura commerciale molto più aperta rispetto a quella del XX° secolo, che permetteva a nuovi imprenditori di entrare nel mercato con costi molto più contenuti. La dimensione delle imprese era mediamente più piccola, e le attrezzature e la terra potevano essere prese in affitto. Nella Gran Bretagna vittoriana era comune che le macchine agricole e industriali venissero affittate dai produttori, invece che essere vendute, la qual cosa permetteva di equilibrare molto di più i costi tra le imprese esistenti sul mercato e le nuove entranti.
L’avvento delle produzioni industriali, e della ricerca di economie di scala attraverso la creazione di imprese sempre più grandi, capovolse questo sistema e dal 1920 in poi si assistette all’accettazione della produzione forzata come modello industriale. Le figure dominanti dell’economia non erano più sfidabili se non dai più ricchi e potenti concorrenti: era una situazione certamente di disagio che minava la concorrenza.
Nella new economy la virtual corporation può operare da una piccola unità centrale, acquisendo la gamma completa dei suoi servizi all’esterno. Trasformando quindi l’azienda da unità prettamente manifatturiera ad unità commerciale si sono trasformati molti costi fissi in costi variabili, permettendo all’attività di acquisire e vendere con il minimo immobilizzo e con il minimo lavoro attraverso la rete telematica: aziende inefficienti falliscono prima, ed aziende efficienti si espandono più in fretta.
L’outsourcing del back-office (l’affidamento di attività interne a fornitori esterni), congiuntamente con la globalizzazione dei mercati e l’introduzione di canali di distribuzione elettronica hanno contribuito a generare una struttura economica alternativa. Molti mercati, compreso quello agricolo hanno adesso molte più nicchie di competizione, dal momento che è possibile affittare una maggiore quantità di procedimenti produttivi.
L’outsourcing sta giocando un ruolo sempre più importante riducendo le attività essenziali ad una dimensione sempre più piccola. Questo aspetto riduce certamente i costi (per la teoria dei costi comparati), stabilisce limiti di budget e, in funzione della natura del contratto, converte i costi fissi in costi variabili, consentendo di raggiungere il punto di pareggio a livelli molto inferiori. L’importanza della crescita dell’outsourcing è stata documentata da una indagine condotta da Datamonitor che documenta come questo mercato sia cresciuto dai 13 miliardi di dollari del 1993 ai 105 miliardi di dollari del 1996.

BUSINESS E POLITICA

Il XX° secolo è stato certamente il periodo più tragico per la società europea. Due guerre mondiali di dimensioni mai prima sopportate hanno sconvolto i rapporti sociali, consentendo la nascita di regimi dittatoriali nazionali molto più feroci di quelli che si erano combattuti con le guerre di indipendenza nazionali.
Il bisogno di ricostruzione dopo ogni distruzione porta alla preminenza della politica sul business, con la conseguenza che la vita sociale viene regolata dalla logica politica piuttosto che da quella degli affari. Nel business più le parti sono ricche (hanno capacità di spesa), più la crescita economica è fattibile, più gli interessi di tutte le parti vengono rispettati e soddisfatti.
La concentrazione del reddito secondo le regole economiche è una caratteristica negativa proprio per la legge dei bisogni decrescenti. In effetti, un reddito diffuso produce molta più crescita economica di un reddito concentrato, giacché il consumo diffuso è essenziale per la produzione (non per niente nella new economy il cliente è la maggiore risorsa per ogni impresa).
Questa logica, molto semplice e molto efficace, proprio perché vera e reale, è stata da sempre negata e poi falsificata da una classe politica che l’ha trasformata nel proprio capro espiatorio. Che le guerre vengano fatte per motivi economici è una falsità che tutti quelli che conoscono minimamente le regole di business afferrano immediatamente. In business non si fanno guerre, si combinano scambi per avere profitti da tutte le parti.
La logica politica, al contrario, è basata sull’imposizione del potere per cui deve sempre esistere un qualcuno che impone il potere ed un qualcuno che lo subisce. Meno sono gli impositori, più potere ha l’attore. Più sono i soccombenti, più bravo è l’impositore. Questa regola, tuttora corrente, non ha permesso alla maggior parte degli stati europei di avviare nessun tipo di “attività di tipo economico”, ma solo attività politiche. Le aziende e i consorzi di stato hanno operato non solo in regime di monopolio, ma contro ogni regola economica. Molti sedicenti imprenditori agricoli sono stati solo “operatori politici” e non operatori economici. Le politiche agricole sono state inutili, quindi non adatte a soddisfare bisogni economici. Pertanto, mentre si può parlare di new economy per gli Stati Uniti, si deve forse solo parlare di economy per molti stati europei, giacché prima l’economia neanche esisteva.

LA NEW ECONOMY IN AGRICOLTURA.

Gli aspetti della new economy finora esposti appaiono pertinenti anche al settore agricolo, nonostante richiedano uno sconvolgimento che né molte imprese non sono capaci di sostenere.
Queste ragioni, che hanno portato il settore agricolo in Italia a non essere di tipo economico, quindi privo di efficienza e di utilità economica per i consumatori, continuano non solo ad ostacolare la new economy, ma anche l’attuazione stessa di qualsiasi regola economica.
La new economy nel settore agricolo può essere immediatamente attuata da un punto di vista giuridico seguendo il disposto della normativa GATT sia per quanto riguarda la produzione, la vendita, la tecnologia e la finanza.
In concreto, in base alla normativa vigente il settore può far riscorso ad una serie di possibilità che di seguito vengono elencati in maniera non limitativa:

     Enrico Furia

     Gnosys
     
info@worldbusinesslaw.net

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