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L’EFFETTO EURO SULL’INFLAZIONE IN AGRICOLTURA
Enrico Furia (15 gennaio 2002)
L’introduzione dell’euro non
poteva avvenire in un clima peggiore per l’agricoltura.
Il clima invernale è stato
tra i più rigidi degli ultimi decenni, ed i prezzi agricoli ne hanno risentito
in maniera notevole. I prezzi finali di alcuni prodotti di stagione sono anche
triplicati e, più in generale, tutti i prezzi sono aumentati.
Ma non è solo colpa del maltempo se il clima è
peggiorato; buona parte della colpa spetta anche all’introduzione dell’euro, e
vediamo di analizzarne il perché.
Esattamente
un anno fa, un dirigente del Ministero del Tesoro mi confidava che
l’introduzione dell’euro avrebbe comportato una spesa globale stimata intorno a
70.000 miliardi di Lire, per il solo fenomeno dell’arrotondamento, equivalente
ad una inflazione dei prezzi pari al 2.6% circa.
Esattamente un anno fa il costo del pane comune a Standa
era di circa 2800 Lire/Kg., mentre oggi è di 3600 (1.86). Il latte più
economico costava 900 Lire/Lt., mentre oggi costa 1490 (.77).
Dunque il pane è aumentato di
quasi il 30%, mentre il latte è aumentato di circa il 40%.
Conosco questi dati personalmente, perché nei miei
compiti familiari rientra anche quello di fare qualche volta la spesa. Inoltre,
mentre un anno fa ancora trovavo prodotti a mille lire, oggi non trovo quasi
più niente sotto un Euro.
Nella storia economica tutti i cambi di moneta sono
derivati da una iperinflazione dei prezzi, o ne hanno generato una. Il marco
tedesco, la lira italiana, ed il franco francese dopo la seconda guerra
mondiale furono ricostruiti ex novo a causa di inflazioni paurose.
L’introduzione della lira italiana, dopo l’unità d’Italia, portò un’inflazione
molto elevata in tutti i territori unificati.
Mentre in questo ultimo caso, molto probabilmente, l’inflazione fu
generata da una carenza di liquidità, oggi il fenomeno sembra guidato da una
pratica diversa.
A parere
dello scrivente, la gente non è cosciente del valore della nuova moneta, e non
riesce a calcolare bene e velocemente i nuovi prezzi. Anch’io ancora ora ho
qualche problema a rendermi conto che mille Euro sono quasi due milioni di
Lire, per cui non riesco a rendermi conto che il caffè che fino a prima di
Natale pagavo ancora 1000 lire al bar di sempre, oggi lo pago 0,67 centesimi
(1300 Lire) L’inflazione del prezzo è
di quasi il venti per cento, ma ancora non me ne rendo realmente conto.
Si può star certi che questa inflazione reale non si
riscontrerà mai nel calcolo ufficiale, sia perché quel calcolo è artificioso da
sempre, sia perché il comune cittadino poco se ne rende conto.
E’ strano, però, che
l’opinione pubblica si sia scagliata con furore contro i cavoli, ma hanno
trascurato l’inflazione del prezzo del pane, del latte, del caffè, e di
tant’altro. Certo, un’inflazione di circa il 2,6% era prevista anche dal
Ministero del Tesoro, ma qui siamo andati ben oltre.
Infatti, la spesa dei trasporti, dell’energia, dei
telefoni, è aumentata, anche se non ce ne rendiamo pienamente conto, non tanto
per l’aumento dei prezzi, quanto per il cambiamento delle tariffe. Il prezzo
del treno è quasi stabile solo per i treni locali, mentre per i treni
riclassificati (ES, Intercity, etc.,) i prezzi sono aumentati in maniera
piuttosto notevole. L’energia elettrica costa ormai quasi cinquecento lire il
kWh, ma la bolletta è acconciata in modo tale che pochi se ne accorgono. Il
telefono costa certamente pochi centesimi al minuto, ma c’è lo scatto iniziale.
E così via.
Probabilmente gli
aumenti delle public “utilities” sono
stati concepiti prima dell’arrivo dell’Euro, ma sono stati celati proprio dal
cambiamento di moneta.
Personalmente ho l’impressione che fino a quando dura lo
sconcerto del cambio di moneta sarà possibile ancora aumentare i prezzi,
proprio perché il consumatore non si rende ancora conto.
Ritengo che l’introduzione
dell’Euro sia una di quelle rivoluzioni silenziose che cambiano la vita; sono
pienamente e fortemente favorevole all’introduzione della moneta unica; penso
che una piccola inflazione dei prezzi era effettivamente inevitabile. Però sono
altrettanto convinto che, quando due anni fa siamo rientrati nel serpente
monetario, il nostro legislatore sia stato stupido ed al contempo furbo nello
stabilire il tasso di cambio a 1936,27 anziché a 2.000. Con l’Euro quotato a
2.000 non avremmo certamente sconvolto i tassi di cambio, e sarebbe stato molto
più semplice calcolare e rendersi conto del valore effettivo della nuova
moneta; ma il legislatore non lo ha fatto, forse di proposito.
Ma quello che ancor più mi fa
paura è che alla prossima rilevazione dei prezzi indici (quelli su cui si
calcola l’inflazione dei prezzi), tutte queste mie osservazioni potrebbero non
essere constatate.
Come dire: tutto quello che
ho osservato di persona potrebbero essere state allucinazioni di un povero
visionario. Le scommesse sono aperte.
Enrico Furia
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