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LA CORRUZIONE DELL'U.E. NELL’INDIFFERENZA GENERALE

Enrico Furia (18 marzo 1999)

 

Risale solo a pochi giorni fa le dimissioni totali della Commissione Europea travolta dallo scandalo della corruzione, e da quel laconico annuncio non si è saputo più nulla.
Sarà pur vero che ormai viviamo in un'epoca in cui non ci scandalizziamo più di niente; sarà pur vero che la guerra in Yugoslavia ci fa più paura; sarà pur vero che la politica è ormai così distante dalla vita sociale che nessuno più se ne cura. Orbene, se così fosse, dovremmo concludere con somma stupidità che non ci interessa niente se la nave sta affondando, tanto non è mica nostra.
All'Unione Europea vengono attribuiti fondi prelevati dalle nostre tasche; viene attribuita una capacità legislativa che disciplina il nostro lavoro; viene riconosciuta una credibilità che condiziona la nostra vita.
Nella storia del lavoro agricolo l’Unione Europea ha un rilievo preponderante, giacché ha la capacità di legiferare al di sopra di ogni norma nazionale. La questione delle quote latte ha messo i nostri produttori di fronte al fatto grottesco di essere considerati degli imbroglioni, quando l’imbroglio era a ben altri livelli.
Allora perché nessuno si lamenta e chiede che venga fatta chiarezza sulla corruzione a qualunque livello essa si sviluppi? Perché nessuno chiede di essere risarcito per i danni subiti da politicanti inetti ed imbroglioni?
Nessun sindacato, nessuna organizzazione dei consumatori, né tantomeno nessun Stato membro ha sollevato la benché minima obiezione. Si è immediatamente cercato di insabbiare il tutto ripromettendosi di nominare una nuova Commissione, senza minimamente cercare di verificare se i compiti e le procedure affidate a questo organismo siano accettabili da una società moderna che si vanta di essere tra le più civili del mondo.
Che la corruzione non sia un fatto recente nell’Unione Europea si sapeva da tempo.Lo scrivente ha dato pubblicamente dell’imbroglione all’ex Presidente Delor senza che nessuno si piccasse minimamente neanche di denunciarlo. Di pari passo, nessuna reazione si è avuta quando ho presentato una mozione al Parlamento Europeo (depositata e accettata nel 1988), invitandolo a porre rimedio alla corruzione ed alla collusione tra la Commissione e alcuni Stati membri (tra cui l’Italia) nella spartizione dei fondi pubblici.
Era ed è risaputo che la combinazione tra fondi comunitari e fondi nazionali italiani (ad es. i fondi della Legge 164/86) metteva nella condizione di tirare fondi europei per l’intero importo progettuale, ed al contempo di tirare fondi nazionali fino al 70% dell’importo, senza che nessuno mai sapesse dove andava a finire quel 70% extra che eccedeva l’importo richiesto per l’intervento. Il Presidente Delor conosceva benissimo questo modo di procedere; era stato invitato formalmente ad intervenire; era stato costretto ad aprire un’inchiesta, ma l’inchiesta non si è mai chiusa.
Sarà anche vero che la politica non ci interessa più, però è certamente da stupidi affidare i propri soldi ed il proprio destino senza mai chiederne un rendiconto. Siamo pronti ad accapigliarci l’uno contro l’altro per motivi anche futili, ma non abbiamo il benché minimo coraggio di chiedere almeno rendiconto di somme ingenti che vengono sottratte dalle nostre tasche ed impiegate in maniera del tutto arbitraria.
In quelli definiti “secoli bui” il contadino aveva almeno il coraggio di ribellarsi alle gabelle che il Monarca imponeva. Nel cosiddetto secolo “civile” non si trova più non solo la forza di ribellarsi, ma neanche l’ardire di chiedere spiegazioni.
Allora, vivaddio, tutto quello che la classe politica vorrà imporci sarà degno e giusto, dal momento che si indirizza ad una massa informe condizionata ed ubbidiente, pronta a chinare il capo alla minima fronda di vento.
I compiti affidati alla Commissione Europea sono di proposizione legislativa. Il Parlamento ha solo il potere di rigettre le proposte di legge in blocco per motivi finanziari, o di rinviarle alla Commissione, ma non ha il potere di emendarle, né tantomeno di formulare nuove proposte.
I membri della Commissione sono di nomina governativa dei rappresentanti degli Stati membri, così come lo sono i mebri del Consiglio, che è il solo organismo autorizzato a dialogare con la Commissione.
La Commissione ha competenza su tutti i settori della vita pubblica, tranne che per la difesa e la giurisdizione, per cui si può ben dire che ha un potere enorme.
Le norme emesse dall’Unione Europea sono preminenti a qualsiasi norma nazionale, finanche alle norme costituzionali, preminenza che è stata più volte ribadita dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo. Pertanto, ogni norma nazionale che sia in contrasto con una norma dell’U.E. è nulla di fatto e di diritto.
A questa teoria giuridica gli Olandesi si sono adeguati modificando il loro testo costituzionale, molti altri Stati membri si sono adeguati tacitamente, mentre alcuni Paesi quali l’Italia e la R.F. di Germania hanno cercato di fare opposizione, ma apparentemente senza risultato alcuno.
Un altro importantissimo concetto stabilito dalla Corte di Giustizia è quello relativo alla indissolubilità dell’Unione, per cui nessuno Stato membro può più uscire legittamamente dall’Unione a suo arbitrio.
Considerati questi argomenti, appare evidente che l’Unione Europea non è più qualcosa di internazionale, o di estraneo alla nostra vita politica, giacchè noi ne facciamo parte a tutti gli effetti, e non possiamo più venirne fuori. Oggi è più facilmente ipotizzabile per un italiano uscire dall’Italia, piuttosto ceh uscire dall’Unione Europea.
Tutte le storie che si sono sentite sul nostro ingresso in Europa (quando si doveva rispettare le regole di Mastricht per la formulazione della moneta unica) erano tutte affermazioni strumentali (servivano a convincerci a pagare le tasse), ma erano completamente false dal punto di vista giuridico, giacchè non solo nessuno può mandarci via dall’Unione Europea, ma nenache noi possiamo abbandonarla di nostra volontà.

Enrico Furia

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